La legge italiana prevede incentivi fiscali a favore del cinema, offrendo la possibilità alle imprese di ottenere la compensazione del loro carico tributario in cambio dell’investimento nella produzione di opere cinematografiche.
Finanziare il cinema sembra difficile perché il settore dà l’impressione di essere ostico e poco accessibile. Non è proprio così. Appena capiti i meccanismi dell’investimento, risultano immediatamente chiari i vantaggi che presenta questo settore: non è “inflazionato”, è affascinante e, con un impegno economico relativo, si possono avere risultati importanti, anche grazie ai benefici fiscali. L’accortezza sta nel rischiare in progetti non faraonici e con le caratteristiche necessarie per avere, anche nello scenario peggiore, un risultato apprezzabile di pubblico e di rientri.
Tradizionalmente si identificano due categorie di soggetti, esterni al settore audiovisivo, che investono nell’opera filmica: lo sponsor e il finanziatore. Lo sponsor è colui che sostiene la produzione attraverso la fornitura di prodotti o servizi, sulla base di un accordo che prevede pubblicità in cambio dell’impegno a finanziare il progetto filmico. Il finanziatore, invece, partecipa al progetto a fronte di una quota parte degli utili dell’opera filmica.
Pertanto, versando un apporto in denaro, acquisisce una quota degli utili del progetto, partecipando così ai proventi che l’opera filmica produrrà nel suo iter di sfruttamento commerciale.
Vantaggi dell’investimento in opere cinematografiche
È un investimento un po’ “fuori dalle regole”, ma molto interessante. È adatto ad aziende (di qualsiasi natura e dimensione) che sono alla ricerca di obiettivi alternativi d’investimento e che, oltre all’aspetto meramente finanziario, hanno anche altre motivazioni, per esempio di promozione.
Oltre ai vantaggi di ordine economico (il cinema può dare ritorni eccezionali rispetto all’investimento fatto), ve ne sono altri legati alla possibilità di veicolare il brand e l’immagine dell’azienda, sia a livello istituzionale, sia a livello di prodotto specifico, anche attraverso il collocamento (placement) dell’oggetto (product) da promuovere all’interno del film.
La realizzazione di questi obiettivi, tuttavia, spesso richiede un taglio d’investimento accessibile o appetibile solo per una fascia ristretta di aziende di grandi dimensioni (e con un budget per la comunicazione e il marketing particolarmente rilevanti). È per questo motivo che i benefici fiscali possono costituire un reale fattore abilitante per aprire questo settore anche ad investitori con possibilità più contenute.
Rientro dell’investimento esterno
L’iter di una produzione cinematografica, nonché del suo sfruttamento economico, non è molto rapido, ma di contro può dare molto più del ritorno di un investimento tradizionale.
Essenzialmente la realizzazione di un film consta di cinque fasi:
- sviluppo, pre–produzione
- produzione
- post produzione
- vendita
- distribuzione
Le prime fasi sono piuttosto frammentate e temporalmente diluite (indicativamente da sei a otto mesi). Dall’inizio della produzione alla chiusura della post produzione, dove il prodotto filmico viene completato, ci vogliono, in media, dai sei ai dodici mesi.Dopodiché avviene la vendita e distribuzione sui mercati, che avrà un iter di non meno di altri cinque o sei mesi. Il film quindi darà i suoi frutti dopo un orizzonte temporale piuttosto lungo ma, oltre all’interessante proficuità dell’investimento, il film produrrà utili in un arco temporale molto più ampio.
Incentivi fiscali per le imprese esterne al settore cinema
La legge italiana (Finanziaria 2008, commi 325-343) ha introdotto (e prorogato fino al 2013) un sistema di benefici fiscali a favore del cinema (tax credit), offrendo la possibilità alle imprese, esterne al settore audiovisivo, di ottenere la compensazione del loro carico tributario a fronte di investimenti nella produzione di opere cinematografiche.
I benefici fiscali hanno così reso possibile la nascita di un’ulteriore forma d’investimento, che si affianca a quella già consolidata nel settore, introdotta dal decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 28, cosiddetta “Legge Cinema”.
All’art. 19 disciplina il product placement, cioè la possibilità di inserire il marchio, i prodotti o i servizi della propria impresa all’interno del film. Queste due forme di investimento possono, inoltre, essere effettuate insieme, rispettando dei limiti di percentuale di investimento. I benefici fiscali, infine, sono soggetti a limiti di cumulabilità e a obblighi di localizzazione della spesa. Tutto questo ha contribuito a mutare totalmente il quadro d’insieme: oggi gli investitori possono trovare nuovi incentivi per direzionare verso l’industria del cinema le loro risorse, mentre i produttori cinematografici possono contare su nuove opportunità per coprire il budget di spesa dei loro film.