Ad Ottobre dello scorso anno il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Crescita, con il quale entra in vigore l’Agenda Digitale intesa ad introdurre importanti novità dal punto di vista dei servizi digitali e con l’obiettivo di colmare il gap tecnologico nel nostro paese.
Da quando il digitale è diventato parte integrante e fondamentale della vita delle persone e delle imprese, tempo – a tutti i livelli, dalla politica all’imprenditoria e non soltanto tra gli addetti ai lavori – ci si interroga su come progredire in quel necessario percorso di sviluppo che porti a riallinearci con gli altri Paesi europei.
Una parte centrale delle discussioni portate avanti negli ultimi anni si è incentrata su come dare una nuova e rivitalizzante spinta all’economia focalizzando soprattutto sul rilancio tecnologico e sulle agevolazioni per la creazione e lo sviluppo di nuove imprese. È infatti opinione condivisa da più parti che una seria politica di investimenti in tecnologie digitali possa portare un significativo incremento del PIL italiano – alcune stime parlano di circa un punto percentuale – oltre che stimolare e favorire una significativa riduzione della spesa pubblica e, di conseguenza, del deficit.
Questo passaggio potrebbe dunque rappresentare un contributo importante che consentirebbe all’Italia di superare l’attuale periodo di crisi e traguardare l’obiettivo di rientro del debito, scongiurando infine il rischio di default. Si deve infatti ricordare che l’impegno preso con l’Europa prevede di giungere all’ambizioso traguardo del pareggio nel rapporto deficit/PIL entro quest’anno.
Secondo un recente articolo de Il sole 24 ore i benefici che si potrebbero ottenere mettendo in atto l’Agenda Digitale potrebbero essere di oltre 70 miliari.
Lo scenario resta comunque complicato ed anche se è difficile effettuare un calcolo preciso del contributo che le misure introdotte dal decreto possano dare al generale rilancio del sistema economico, è comunque possibile evidenziare – sulla base delle priorità dettate dall’Agenda Digitale Europea – alcune aree di benefici.
Superare il digital divide – Il potenziale effettivo delle tecnologie digitali per le imprese, la pubblica amministrazione, e più in generale per la società e l’economia è ancora solo marginalmente esplorato. Uno dei principali ostacoli da superare è rappresentato da quello culturale. Da un lato i potenziali fruitori delle nuove tecnologie – dai Manager agli Imprenditori, dai Giornalisti ai Funzionari Pubblici e così via – dovrebbero fare uno sforzo di comprensione e di avvicinamento iniziando dalla formazione e dall’aggiornamento professionale. Dall’altro lato esperti e provider di soluzioni dovrebbero adottare un linguaggio comprensibile ai non addetti ai lavori e sviluppare un approccio comunicativo volto al grande pubblico.
Da questo punto di vista è quindi importante anche investire sulla formazione con il duplice obiettivo di sviluppare e consolidare le competenze in materia digitale e di allineare i profili professionali alle nuove esigenze che emergono.
Focalizzare sulla Pubblica Amministrazione – L’utilizzo di nuove tecnologie digitali in ambito pubblico è abilitante su molteplici livelli. In primo luogo l’adozione di strumenti innovativi – si pensi all’e-procurement – permetterebbe di ottimizzare la spesa pubblica grazie alla maggiore efficienza nell’acquisto di beni e servizi. Inoltre la riorganizzazione e l’ottimizzazione di molti processi interni – step necessario con l’implementazione di nuovi strumenti – porterebbe alla riduzione della burocrazia e all’aumento della produttività.
Favorire Imprese e Imprenditorialità – Oggi esiste nel nostro paese una forte barriera all’entrata nel mercato da parte di nuove imprese – soprattutto quelle di piccole e medie dimensioni – costituita dal limitato accesso ai capitali di investimento e dalla pressione fiscale. Emerge dunque la necessità di introdurre dei provvedimenti che favoriscano la nascita di nuove imprese – in particolare in ambito digitale e costituite da giovani che hanno concluso il proprio percorso accademico e stanno entrando nel mondo del lavoro – e ne consentano la sopravvivenza e lo sviluppo. Perseguire questo obiettivo significa garantire un maggiore e costante afflusso di capitali di rischio a supporto delle start-up anche attraverso la riduzione del carico fiscale sugli investimenti in fondi di Venture Capital.
Investire in Banda Larga – Il nostro paese ha una grave carenza di infrastrutture tecnologiche. Per supportare un processo di innovazione non si può prescindere dallo sviluppare un tessuto connettivo fatto di reti a banda larga e ultralarga di nuova generazione – in particolare la fibra ottica – diffuse in maniera capillare su tutto il territorio nazionale. Lo stesso discorso vale sul fronte della connessione mobile dove le reti di quarta generazione – LTE – rappresentano una via obbligata verso cui gli operatori delle telecomunicazioni si stanno dirigendo.
In sintesi, tecnologia e innovazione stanno cambiando velocemente il mondo. Se il percorso intrapreso dal Governo verrà portato a compimento e saranno messi a fattor comune i benefici delle diverse aree di intervento sopra evidenziate, è possibile concludere che gli scenari che si prospettano possano essere positivi. Altrimenti il rischio è di vedere un’Italia sempre più lontana dall’Europa e dagli altri paesi tecnologicamente avanzati